Sono passati 25 anni da Chernobyl ed ecco che l’incubo si manifesta nuovamente. All’inizio i sintomi si imputavano ad allergie al polline ma ora sono netti e chiari. Diarrea, perdite di sangue dal naso e forte debolezza. A diffondere la notizia è il quotidiano Shimbun il quale riporta che i bambini di Koriyama soffrono delle sopracitate patologie.
La Tepco come unica soluzione immediata ha annunciato di voler ricoprire i reattori, per fermare le fuoriscite di gas, con un sarcofago di cemento come fu fatto per Chenobyl.
Il governo Giapponese intanto prende nuove contromisure allargando la zona off-limits di altri 20 km di raggio. Le radiazioni all’interno di questo perimetro superano anche i 20 millisievert. Ma probabilmente questa è un’azione tardiva.
Il disastro è immane. Per i prossimi 50 e più anni le popolazioni del giappone saranno avvelenate solo dagli isotopi radioattivi che sono incolori, insapori ed inodori, mentre iodio, cesio e stronzio ed altri radionuclidi contamineranno queste zone per moltossimo tempo, nonostante le autorità minimizzino i veri rischi e offuschino gli occhi con fumi densi di false garanzie.
Si pensi che una classica radiografia comporta per il paziente una dose di circa 1 milliSievert, quantità in grado di alterare lievemente i tessuti e le cellule del sangue. Nel caso della radiografia il danno è molto limitato nel tempo e quindi le cellule possono ripararsi nei giorni a seguire. Invece in Giappone si ha a che fare con una esposizione alla radiazione costante, e quindi non solo le cellule non possono iniziare i processi di riparazione ma sono soggette ad ulteriori alterazioni.