Un Karma Pesante rivela il segno di un gradito ritorno. Daria Bignardi aveva stupito tutti col suo primo romanzo autobiografico (Non vi lascerò orfani), vincitore di parecchi premi, primo fra tutti il Rapallo Carige per la Donna Scrittrice. Poi l’acclamazione della critica e del pubblico avevano fatto il resto. Era il 2009.
Passa poco più di un anno ed ecco un nuovo testo, ed un nuovo stupore. Chi la conosce per i trascorsi timidi in televisione o per la sagacia intellettuale de Le Invasioni Barbariche, leggendo queste pagine stenterà a riconoscerla. Una Daria sfrontata che disegna un personaggio densamente femminile, quello di Eugenia, regista con un karma pesante. Si parte con un esaurimento nervoso: è l’occasione giusta per la protagonista per riflettere sull’andamento della propria vita, con un percorso a flashback che permette di fare la conoscenza di personaggi vivaci e ognuno con un carattere particolare. Il Conte, Alessandro Santiago e Carlo Lagrecacolonna vincono su tutti: il primo è il pusher del quartiere dove vive la giovane Eugenia, suo fidanzato e rispettabilissimo nel suo giro nonostante la giovane età (appena 18 anni); il secondo è il suo medico personale, di cui si invaghisce follemente mentre è fidanzata col ricco Ermanno, uomo dal portafoglio facile; l’ultimo è il presente e il futuro, il marito con cui ha avuto due figlie (Lucia e Rosa), l’uomo per cui la vita non va presa né troppo né poco sul serio.
E’ un percorso intenso di sentimenti, luoghi ed esperienze. Si passa da Londra a Venezia, da New York a Milano, eppure per Eugenia il karma è sempre lì, a renderla insoddisfatta di tutto, sfiancata da un lavoro che l’assorbe notte e giorno, e sogni e speranze di una donna di quarant’anni che è circondata da tutto ciò che vorrebbe ma di cui non si accorge. Questo fino ai risvolti finali, dove fermarsi è un obbligo, ma è anche decisivo.
Le pagine scorrono veloci. La Bignardi permette al lettore di entrare dentro Eugenia e condividere con lei gioie e dolori, renderla una di famiglia. E ogni pagina rimanda alla successiva, come un effetto a cascata. Quando si arriva alla fine non c’è tristezza né delusione. E’ come arrivare all’arrivo realizzati, un pregio che tanti libri non hanno.
Per Daria Bignardi un ritorno di alto livello. In attesa di nuovi progetti, questo romanzo è certamente consigliabile e non sostituibile. Insomma, non è uno di questi testi che appena letti si scordano. Perché leggendolo possiamo conoscere anche un pò di noi stessi, quindi meglio non mancare all’appuntamento.
Simone Spada