Dopo un referendum tenutosi oggi a Malta, lo scioglimento del matrimonio rimane negato solo nel Paese delle Filippine, profondamente cattolico, e nello Stato del Vaticano. Ai circa 100 milioni di filippini è infatti concesso unicamente l’annullamento del matrimonio o la separazione illegale, a meno che non si tratti di musulmani, ai quali, unicamente in circostanze particolari, viene concesso il divorzio.
Oggi, infatti, il 54% della popolazione maltese, nonostante l’alta concentrazione di cattolici nello Stato, ha approvato il divorzio nel proprio Paese. Lo ha annunciato il primo ministro maltese, Lawrence Gonzi, che si era precedentemente opposto alla legalizzazione del divorzio nella piccola isola mediterranea. Gonzi ha dichiarato «Questo non è il risultato che desideravo, ma la volontà del popolo deve essere rispettata», e ha aggiunto «Il Parlamento deve elaborare una legge per l’introduzione del divorzio». Non solo il primo ministro si è opposto alla vittoria dell’approvazione: la Chiesa maltese ha esplicitamente chiesto ai fedeli di votare per il “no” al referendum. La Curia maltese, in seguito alla vittoria del “sì”, ha diffuso una nota scusandosi con i maltesi per l’intromissione nella campagna elettorale.
Una leader per il movimento del divorzio, Deborha Schembri, si dice felice per il risultato raggiunto e intanto, un altro leader del movimento aggiunge «La Chiesa ha esercitato un “terrorismo spirituale” di enormi proporzioni».