Intanto sono 16 i cadaveri recuperati, tra cui donne e neonati. La tragedia si sarebbe verificata all’alba di ieri ma la notizia è stata appresa solo in queste ore.
La notizia è stata confermata dal giornalista somalo della BBC Aden Sabrie e dall’ambasciatore somalo in Libia.
A denunciare l’ennesima tragedia del mare la portavoce dell’Unhcr, Laura Boldrini. “Questa ennesima tragedia dimostra come il regime libico sia senza scrupoli e non esiti a mettere a rischio la vita di centinaia di persone facendole partire con imbarcazioni assolutamente fatiscenti e non adatte alla traversata allo scopo di creare pressione migratoria sui Paesi della sponda Nord del Mediterraneo“, ha spiegato la portavoce dell’agenzia Onu.
Anche il Ministro dell’Interno Maroni si è espresso sul fatto dichiarando: “Bisogna che la guerra finisca e finisca presto, bisogna trovare una soluzione che dia stabilità alla Libia, altrimenti saremo costretti ad assistere quotidianamente ad arrivi massicci di profughi sulle nostre coste”
Grazie alle testimonianze dei sopravvissuti è stata diffusa una prima ricostruzione secondo la quale il barcone sarebbe partito dal Tripoli un’ora dopo un altro natante con altrettanti immigrati a bordo, già accolta a Lampedusa dopo il soccorso della Guardia Costiera.
Quando si è diffusa nel centro di accoglienza di Lampedusa, la notizia ha provocato sgomento e commozione. Una donna somala accolta a Lampedusa ha appreso telefonicamente della morte del figlio e di alcuni parenti in viaggio sul barcone.
E’ l’ennesimo dramma del mare e dell’immigrazione clandestina. Una tragedia infinita e allucinante che riporta, ancora una volta, alla mente l’obbligo non solo dei singoli paesi ma anche dell’Unione Europea, di trovare una soluzione a questo flusso interminabile di disperati e non solo dalle coste del nordafrica. Infatti, anche l’Austria, dopo la Francia, ha respinto gli immigrati nordafricani provenienti dall’Italia. Negli ultimi tre giorni, otto profughi, provenienti da Lampedusa e muniti di permesso di soggiorno temporaneo e titolo di viaggio, sono stati respinti dalle autorità austriache al confine del Brennero e riammessi in Italia. Secondo quanto riferisce il Corriere del Trentino Alto Adige i provvedimenti di respingimento, adottati in tre occasioni distinte, sono stati motivati con l’assenza di requisiti economici adeguati alla permanenza in Austria.
Riccardo F