Un cielo incerto ricopriva Napoli quando, alle 7 del mattino, già fervevano i grandi preparativi per l’organizzazione del percorso, delle strade, della viabilità, dei ristori, degli spugnaggi, delle transenne e di tutto quello che poteva servire, di lì a 90 minuti, per l’avvio della quattordicesima edizione della Mezza Maratona di Napoli, denominata quest’anno Neapolis Half Marathon.
Passavano i minuti, tra il lavoro collettivo sempre più frenetico e crescente, e pian piano arrivava l’ora di dare il via a questa gara, dalla spettacolare postazione di piazza del Plebiscito, invasa da maglie, tute, canotte, pantaloncini e palloncini di tutti i colori, nonostante fossero solo le 8 del mattino. Un’emozione inspiegabile quella che i tanti visi, coi loro occhi ed i loro sorrisi gioiosi e al contempo tesi per la gara, trasmettevano agli “esterni”, ancor più felici quando il brusio collettivo veniva rotto dalla voce che dal palco attaccava con un “buongiorno” che riecheggiava tra le mura, tra i monumenti e tra le anime di quella piazza ricca di storia e cultura e sanciva ufficialmente il momento per calarsi del tutto nel clima di festa e, al contempo, di agonismo che vigeva.
Una rapida presentazione, le raccomandazioni del caso, le informazioni utili ai “naviganti”, mentre il fiume colorato prendeva sempre più forma al di quà del grande arco di 8 metri con la scritta “partenza”, in un moto, all’apparenza statico, che impressionava per la propria mole… mentre si componeva il tutto, giungeva il momento di accogliere Pino de Maio sul palco per intonare un vero inno al correre (la sua canzone intitolata “Correrò”), seguito dall’Inno di Mameli, immancabile più che mai in occasione dei 150anni dell’unità d’Italia, e da un “Via!” capace di scatenare, con un piccolo sforzo vocale, un movimento immenso, quasi come la pietruzza che genera una valanga, con la differenza che questo movimento variopinto era fatto di sudore e passione, di emozioni e di concentrazione, che sarebbero dovute durare per tutti i 21,097 km che si paravano oltre la linea bianca di start.
Un vero e proprio fiume umano scorreva sotto gli occhi di chi restava lì in piazza ad attenderne il ritorno, mentre come i tasselli del Domino che cadono dopo che sono stati erti e messi in fila, si generava una sorta di reazione a catena che coinvolgeva tutti i vari volontari sul percorso che si prodigavano assieme alle forze dell’ordine, chilometro dopo chilometro, per rendere ottimale il passaggio degli atleti ed assicurare il miglior svolgimento possibile della gara. In soli 15 minuti gli atleti di testa, dopo aver percorso quasi interamente il lungomare partenopeo e valicato la Galleria Laziale (collegamento fondamentale con la zona occidentale di Napoli) giungevano a Fuorigrotta, percorrendo via Giulio Cesare ed accedendo all’interno del Parco della Mostra d’Oltremare dove, ad attenderli, trovavano uno spettacolare scenario fatto di fontane, giochi d’acqua ed una coinvolgente musica classica di sottofondo. Due intensissimi chilometri nel parco verde dell’Ente prima di riprendere la strada per via Caracciolo, transitando prima del secondo passaggio della Galleria, stavolta in senso opposto, per il decimo chilometro, dove la classifica iniziava già a delinearsi, vedendo Eric Sebahire e Mattew Rugut Kiprotic fare da battistrada (30’40” il parziale) davanti all’azzurro Danilo Goffi, staccato di un centinaio di metri, ed a due atleti nordafricani tesserati in campania per la Podistica “Il Laghetto”, ovvero Abdelkebir Lamachi e Abderrafii Roqti ad un minuto dall’italiano; in campo femminile l’altra azzurra, Gloria Marconi, conduceva già in solitaria la gara avendo netto vantaggio su Martina Rocco e Tina Franzese.
Così, dopo ben 15 chilometri di gara, la soleggiata Piazza del Plebiscito riaccoglieva, nonostante un forte vento freddo che spirava dal mare, tutti gli atleti che, transitando sotto l’imponente colonnato della chiesa di San Francesco di Paola, si dirigevano verso via Toledo e successivamente via Medina, corso Umberto e piazza Garibaldi, sorretti ed incitati dalla folla stipata ai lati delle transenne delimitatrici del percorso, soprattutto in piazza Trieste e Trento, ove, al passaggio, le posizioni di gara del decimo chilometro venivano nettamente confermate. Dopo l’arrivo dei primi atleti, che risalivano dal lungomare in un immagine suggestiva, dettata dal fondo luccicante del mare che risaltava ancor più i colori delle varie divise sociali, il coinvolgimento continuava a crescere nel vedere passare innanzi ai propri occhi tanti volti conosciuti, ma non solo, infreddoliti, sfiancati, affaticati, provati, ma determinati e concentrati, che affrontavano la propria gara, casomai nella loro città natale, quella dove troppo spesso sembra essere un lusso o un sogno poter correre, camminare o andare in bicicletta liberamente, tanto da far desiderare a tanti di essere lì per strada, con le scarpette, a correre con loro e tra loro in questo spettacolare tragitto che inorgoglisce ogni napoletano.
E così, tra una folata di vento e un frastuono di incitamenti ai protagonisti della gara (tutti, dal primo all’ultimo) si iniziava a sentire rimbombare tra i palazzi storici della città la sirena della moto battistrada che sanciva l’imminente arrivo della testa della gara da Piazza Municipio.
Così, piena di palpitazione e curiosità, Napoli si apprestava ad attendere di vedere spuntare la figura del vincitore di questa XIV edizione, direttamente da piazza Trieste e Trento che, nel frattempo, si era ancor più popolata, proprio per applaudire il primo arrivato al traguardo che, in solitaria, andava a percorrere il rettilineo finale, costeggiando il Palazzo Reale e andando ad ascrivere il proprio nome, Eric Sebahire (atleta dell’Atletica Gonnesa) nell’albo d’oro della manifestazione, col tempo finale di 1h05’11”, davanti all’atleta dell’Atletica Potenza Picena, Mattew Rugut Kiprotic, secondo col tempo di 1h05’31” ed al Carabiniere azzurro Danilo Goffi, terzo in 1h06’31”; poi, dopo aver accolto al traguardo un’altra quindicina di atleti, tutti campani, era il momento di tornare a fremere ed a stendere il nastro d’arrivo, visto che, col tempo finale di 1h16’29” giungeva sul traguardo la vincitrice della gara femminile, lei che, nonostante le tante vicissitudini ed il ritiro obbligato in occasione della Maratona del 30 gennaio, aveva voluto esserci, in quanto madrina e testimonial della gara, ovvero la toscana Gloria Marconi (Calcestruzzi Corradini Excel), nettamente prima davanti alla giovane campana, tesserata per la Running Club Futura di Roma, Martina Rocco, giunta al traguardo in 1’21’35”, ed a Concetta Franzese (Atletica “I pini” Crispano) che completava il podio concludendo in 1h25’28”.
Resoconto finale vede 1780 atleti iscritti alla gara, oltre 1550 giunti al traguardo, 35 atleti diabetici ed uno ipovedente presenti a correre, oltre 350 atleti stranieri, 12 regioni italiane con almeno un atleta iscritto,
centinaia di collaboratori volontari (lungo il percorso e dentro il villaggio maratona nei 4 giorni di apertura), tanta allegria e soprattutto i tantissimi sorrisi compiaciuti degli arrivati che ripagavano dei sacrifici fatti tutti coloro che hanno creduto in questa grande manifestazione.
Una grande festa di sport, grande per numeri, per emozioni e per imponenza, ricca di avvenimenti, appuntamenti, cose e persone, che ha lasciato tanto a tutti coloro che hanno partecipato o sono stati semplicemente presenti, difficile da abbandonare, come scendere dalla giostra quando suona la sirena, ma con la consapevolezza che le prossime edizioni potranno essere ancora migliori dopo l’esperienza di quest’anno!
Così, mentre malinconicamente iniziavano i lavori di disallestimento sotto uno splendido sole primaverile, si salutavano tutti i “compagni d’avventura” e si tornava a casa dopo aver sentito “ci vediamo alla prossima!”, felici nonostante la prossima sarà solo il 29 gennaio 2012…
Lo sport è passione, aggregazione e benessere, se poi si associa a grandi organizzazioni ed a grandi obiettivi, la soddisfazione non ha eguali… e adesso, davvero, “alla prossima!”…